Caroline Bérubé

BACKGROUND

Credo che l’imprenditorialità sia insita nel mio DNA: mio padre e la sua famiglia hanno sempre gestito imprese. Ho visto e sperimentato molte volte i pro e i contro di un’azienda a gestione familiare. È stata un’esperienza interessante e proficua per molti versi, poiché non solo ho imparato da essa, ma mi ha insegnato anche a creare opportunità per me stessa.

Optai per la facoltà di legge seguendo il consiglio astuto di mia madre (era un avvocato!). Secondo lei, studiare legge mi avrebbe aperto un ventaglio di possibilità (avvocato in uno studio privato, responsabile affari legali, gestione di un’impresa, carriera accademica, giornalismo, politica se avessi voluto, dato che molti politici sono avvocati qualificati, e molto altro…) e avrei avuto un titolo, un titolo indiscutibile, dato che gli avvocati godono sempre di una buona reputazione a livello mondiale. Una laurea in giurisprudenza conseguita alla McGill mi avrebbe consentito di spostarmi da una parte all’altra del mondo se avessi voluto. Appena possibile seguii tutti i corsi di legge relativi al mondo delle imprese e qualche corso estivo della facoltà di economia e commercio alla McGill durante l’estate, mentre lavoravo. Uno dei miei obiettivi era guadagnare il più velocemente possibile, in modo da avere opportunità professionali e libertà a diversi livelli.

Durante tutto il mio percorso universitario avevo in mente il concetto di domanda e offerta: se offro qualcosa che è molto richiesto, potrei chiedere un prezzo alto. Questo mi permetterebbe di guadagnare e avere alternative, alternative per fare quello che voglio dove voglio. Capii questo concetto grazie al mio insegnante alla CEGEP, il Sig. Domingo, spagnolo, eccezionale insegnante di economia a Québec City, la mia città natale. Durante la mia permanenza presso la facoltà di legge continuai a pensare a quello che avrei potuto offrire, a chi e dove, una volta laureata in giurisprudenza alla McGill, università canadese di spicco, definita spesso la Harvard del Canada. Ero convinta che avere una laurea in Civil law e Common law fosse la chiave per puntare ai paesi dove sono presenti tali modelli di ordinamento giuridico. Durante i miei studi universitari incontrai compagni di classe che avevano girato il mondo e studiato diverse materie. Sapevo che partecipare a un programma di scambio per studenti rappresentava un’altra possibilità durante il percorso universitario. Mi imbattei in un programma offerto dall’università nazionale di Singapore. Singapore, terra lontana, situata nella parte più orientale di un mondo densamente popolato e molto diversa dalla mia piccola e omogenea città natale francofona.

PRIMA AVVENTURA IN ASIA

L’Asia significava lingue straniere e culture diverse. Pauroso sì, ma perché no? Avrei potuto essere l’avvocato arrivato dall’Occidente per aiutare gli asiatici a capire il mondo occidentale per fare affari con gli occidentali; avrei potuto essere il ponte tra le aziende occidentali e quelle asiatiche che facevano affari tra loro; avrei potuto introdurmi all’interno della vasta popolazione asiatica che avrebbe iniziato ad avere controversie commerciali dato il crescente numero di attività commerciali, avrei potuto essere il loro avvocato, avrei potuto essere la persona fidata e avrei potuto aiutare alcuni paesi asiatici a costituire le proprie leggi e i propri regolamenti, considerata la mia esperienza in Canada. Dopo tutto, avevo in mano una laurea in Civil law e Common law: la maggior parte dei paesi asiatici aveva adottato entrambi i modelli di ordinamento giuridico. Avevo piena fiducia in me stessa e molte idee, quasi troppe!

Lasciai il Canada nel luglio del 1998 a 22 anni, con in tasca circa 3.500 dollari guadagnati facendo la guida turistica per gli americani che venivano a visitare Québec e Montreal per imparare il francese, lavorando part-time in uno studio legale a Québec durante l’anno scolastico e l’estate e lavorando presso l’ufficio di consulenza legale della McGill. Mio fratello minore e mio cugino più grande mi avevano prestato circa 300 dollari ciascuno. All’epoca non avevo idea che Singapore fosse una delle città più care al mondo. Ero sicura che avrei studiato e imparato il sistema legale asiatico in un anno. Avevo un’idea in mente. Non pensai mai di non farcela. Subito dopo gli studi, riuscii a trovare lavoro nel periodo di tumulto finanziario in Asia; molte aziende tagliavano posti di lavoro agli stranieri. Optai per il concetto di nicchia: parlavo francese e inglese, avevo in mano una laurea in Civil law e Common law ottenuta presso un’importante università canadese, avevo iniziato il mio viaggio in Asia da un anno all’epoca e in un certo senso conoscevo il territorio. Trovai un piccolo studio legale francese gestito da un’avvocatessa molto dinamica che mi avrebbe offerto un’opportunità: potevo entrare a far parte del suo team lavorando con clienti francesi che investivano in Asia. Avrei lavorato in cambio di un guadagno pressoché inesistente, ma le promisi che le avrei dimostrato la mia dedizione e diligenza sul lavoro e per questo mi avrebbe tenuta e mi avrebbe presto aumentato lo stipendio.

VITA A GUANGZHOU

Uno studio legale variegato, caratterizzato da duro lavoro e orari prolungati. Continuai a svolgere la professione di avvocato di uno studio legale britannico con questo team francese, finché alla fine mi trasferii in Cina. Volevo stabilirmi a Guangzhou, non a Hong Kong. Perché? Ancora una volta il concetto di nicchia. Hong Kong aveva troppi avvocati, mentre Guangzhou, piccola città che all’epoca contava circa dieci milioni abitanti, aveva un solo avvocato straniero che lavorava negli uffici di uno studio legale del Regno Unito. Con la Fiera di Canton, Guangzhou era la mecca dell’industria manifatturiera per il resto del mondo; c’erano molte aziende francofone che investivano a Guangzhou e nelle vicinanze era in corso la costruzione di una città tecnologica nell’ambito dell’informatica chiamata Shenzhen. Credetti a quel punto che la tecnologia dell’informazione sarebbe diventata la grande novità del futuro e quindi seguii il mio intuito. Entrai a far parte di uno studio legale cinese; che shock culturale ma nello stesso tempo incredibile anche dopo qualche anno di permanenza in Asia; avrei costruito la mia professione all’interno di quello studio legale. Ero l’unica straniera, per di più donna e incinta del mio primo figlio. Dedizione, duro lavoro e creatività. Pensare fuori dagli schemi alla ricerca di idee per vendere i miei servizi e preparare gli avvocati del luogo a soddisfare le richieste e gli standard dei clienti occidentali furono tutti aspetti importanti per il mio successo. Dopo tre anni, pensai che fosse giunto il momento di aprire il mio studio legale… in Cina. Esistevano molta burocrazia e norme in questo settore. A quel punto, qualche giornale in Canada scrisse sul mio conto, considerati i progetti di cui mi ero occupata in Cina; uno di questi giornali scrisse un articolo su di me quando ero incinta del mio secondo figlio alla trentacinquesima settimana, prima di prendere un volo di 22 ore per tornare in Asia. Incinta o no, ero sempre in giro tra varie ambasciate, aziende, camere di commercio, con avvocati che lavoravano per altri avvocati stranieri in altre parti del mondo, commercialisti, banchieri. Ero là fuori. Fu così che oltre al mio lavoro in ambito legale, le persone mi contattavano per controllare la qualità dei loro prodotti in Cina, pensando che fossi avvocato e anche ingegnere.

LA PRIMA SOCIETÀ CON MIO FRATELLO

L’errore che fecero in molti fu quello di presumere che, poiché mi trovavo in Cina, conoscessi ogni Sig. Chen e ogni singola azienda specializzata nello stampaggio di materie plastiche. Non ne avevo la benché minima idea, ma avevo un fratello ingegnere che sarebbe dovuto venire in Cina. Dopo circa 6 mesi di discussioni, egli accettò di iniziare la nostra avventura in Cina nel 2005. Non avevamo soldi, ma volevamo costituire una società insieme per fornire progetti chiavi in mano a investitori stranieri in Cina: assetto giuridico, piano operativo messo a punto da un ingegnere, tenuta dei libri contabili e sviluppo della loro attività sul mercato locale. Non fu certo la nostra idea migliore. Faticammo dal punto di vista economico durante i primi due anni per una serie di motivi. Avevamo un modello di business sbagliato: capimmo che i clienti ci avrebbero affidato l’incarico di assisterli in qualità di loro legali solo se fossimo stati uno studio legale, non una società di consulenza. Dovetti ottenere la giusta approvazione dalle varie autorità a Singapore per riaprire infine il nostro ufficio in Cina. Dovevo essere creativa e pensare fuori dagli schemi… velocemente! L’attività di consulenza continuò e si focalizzò sul commercio e sull’organizzazione di missioni commerciali per autorità governative. Ci sono molti racconti al riguardo, dai fondi limitati agli orari infiniti, racconti divertenti e inquietanti; fu un periodo intenso ma ci divertimmo. La società esiste ancora oggi e guadagna! Mio fratello ed io eravamo lì insieme, a qualunque costo. Avevamo obiettivi diversi ed esaurimmo le nostre energie tra operazioni, ingegneria, adempimenti, sviluppo commerciale, ecc.

Fondammo inoltre una società specializzata nel controllo qualità in Cina, un e-business, un’attività con un grande volume di vendite che aveva un modello di business diverso dallo studio legale (caratterizzato da un’elevata redditività ma da un fatturato limitato a causa del concetto di fatturazione del tempo impiegato) e dalla società di consulenza (margini di profitto inferiori ma un fatturato maggiore). Qualche anno dopo vendemmo la società a un gruppo francese.

Contemporaneamente fondammo uno stabilimento incentrato sulla fabbricazione di componenti industriali in metallo e plastica. La fabbrica è attualmente di proprietà esclusiva di mio fratello. Egli ha aggiunto di recente un ramo dedicato alla stampa in 3D, mentre io mi concentro sul mio studio legale HJM e sui miei progetti preferiti, come il Fondo per l’imprenditoria Young E3, lo scorporo di alcuni servizi societari di HJM, lo sviluppo dello studio legale in Africa per sfruttare le prossime tendenze, il mio coinvolgimento in qualità di co-presidente dell’Asia Pacific Forum dell’International Bar Association e segretario generale dell’Inter Pacific Bar Association, organizzazioni che contano entrambe più di 5000 avvocati, la maggior parte dei quali in Asia, ecc.

LE NOSTRE AMBIZIONI PER YOUNG E3

Tutte le nostre attività sono cresciute in maniera organica, senza alcuna forma di finanziamento esterno. Continuiamo a reinvestire il nostro denaro per evitare pericoli nascosti; abbiamo assistito all’esperienza di nostro padre, purtroppo. Dietro a queste società ci sono state molte ore di lavoro spese, perseveranza, disciplina e sudore, ma non rimpiangiamo nulla e rifaremmo entrambi le stesse cose. Sappiamo che il prodotto finale vale ogni singola goccia di sudore, sangue e lacrime versate durante lo sviluppo di una nuova attività, ma vogliamo offrire il nostro aiuto per evitare che altri commettano i nostri stessi errori, ed è per questa ragione che desideriamo contribuire offrendo la nostra esperienza ad altri giovani imprenditori.

La maggior parte dei clienti di HJM sono imprenditori. Sono persone affermate, stimolanti, vantano una grande esperienza, hanno molta perseveranza e storie incredibili. Sono umili e generosi in termini di tempo e idee. Pensano costantemente fuori dagli schemi per preservare le loro attività e mantenere un vantaggio sul mercato globale.

Essendo circondata da questo tipo di persone per la maggior parte della mia vita professionale, trascorrendo giornate intense (a negoziare con loro in Cina e in Asia per i loro progetti), ho avuto l’opportunità di fare conoscenza con parecchi di loro, tutti appartenenti a settori diversi, con esperienze personali diverse e provenienti da tutto il mondo. Condividiamo la passione per gli affari e molto altro.

Il Fondo per l’imprenditoria Young E3 è nato dal desiderio di unire conoscenza, determinazione ed esperienza da parte di imprenditori che ho avuto modo di conoscere nel corso degli anni, per ispirare e fare da guida a giovani motivati che diventeranno la prossima generazione di imprenditori. Non sono sicura del fatto che la prossima generazione abbia un lavoro per tutta la vita, sicurezza economica e occupazionale come alcune generazioni precedenti hanno avuto. Condividendo la nostra esperienza con la prossima generazione, contribuiamo a creare pensatori e imprenditori indipendenti e anticonvenzionali. Creatività, innovazione, perseveranza ed energia costituiscono la ricetta per il successo. Perché non mettere insieme persone che condividono questi valori in modo da creare un’incredibile incubatrice di futuri datori di lavoro e imprenditori?

– Caroline Berube, fondatrice del Fondo per l’imprenditoria Young E3